Paolo Mainardi
La fisica insegna che nei
sistemi complessi le relazioni tra le parti generano nuove proprietà, non
riconducibili a quelle delle singole parti. Anche se il corpo umano è
sicuramente un sistema complesso, tale approccio della fisica dei sistemi
complessi non è stato molto applicato alla medicina, che, con approccio
botanico, ha suddiviso il corpo in una sommatoria di organi avulsi tra loro.
Eppure una evidenza banale del
collegamento intestino-cervello è quella nutrizionale. Alcuni dei
neurotrasmettitori, molecole essenziali per il funzionamento del cervello,
derivano da ammino acidi essenziali, ovvero che derivano solo dalla demolizione
delle proteine della dieta. Per esempio, la serotonina cerebrale viene
sintetizzata a partire dall’ammino acido triptofano, la dopamina, la
noradrenalina, e l’adrenalina dalla tirosina, mentre, invece, dalla
decarbossilazione della istidina si ottiene l’istammina che viene captata dal
cervello. I processi di decarbossilazione sono affidati al microbiota
intestinale e una flora disbiotica decarbossila eccessivamente anche il
triptofano e la tirosina, riducendo la loro captazione cerebrale e, quindi, la
sintesi dei diversi neurotrasmettitori. Inoltre questi ammino acidi competono
tutti per la stessa porta di accesso cerebrale, quindi la capacità di essere
captati dipende da loro rapporto di concentrazione. Così una maggiore
decarbossilazione del triptofano avvantaggia la captazione della tirosina.
Questa disbiosi del triptofano è
fondamentale per la nostra sopravvivenza: in caso di pericolo si riduce la
captazione di triptofano, quindi la sintesi cerebrale di serotonina. Questo ci
rende ansiosi, ma l’ansia è una risposta positiva agli agenti stressogeni, in
quanto la riduzione del triptofano avvantaggia la captazione della tirosina,
quindi diventiamo più abili, dopamina, più furbi, noradrenalina, più forti,
adrenalina, quindi maggiormente capaci di affrontare un pericolo. La risposta
in fase acuta ad un agente stressogeno (APR: acute phase reaction) è una
risposta positiva, ma se questa disbiosi diventa cronica, ovvero l’intestino,
come una molla snervata, non riesce a ripristinare le condizioni iniziali,
allora si cade nella Chronic Phase Reaction (CPR) che è stata definita la
“madre di tutte le patologie”(1). Questa fragilità viene acquisita
in quanto il triptofano controlla, anche, la sintesi cerebrale di NPY(2),
un neuropeptide che controlla i processi di neurogenesi e sinaptogenesi, quindi
la capacità del cervello di auto-riparsi.(3) Il triptofano
controlla, anche, la risposta immunitaria, risposta che nelle donne deve
ridursi ciclicamente per evitare un attacco anticorpale ad un eventuale feto.(4)
La corrispondente diminuzione di serotonina porta alla ben nota sindrome
pre-mestruale. L’intestino della donna è quindi costretto ad un lavoro maggiore
di quello dell’uomo, può più facilmente snervarsi. Quindi il livello di
triptofano può non ritornare ai livelli normali, riducendo l’NPY cerebrale,
quindi la plasticità del sistema nervoso centrale. Non solo, il triptofano
controlla, anche, la morte per apoptosi cellulare.(5) La nostra
sopravvivenza si è basata principalmente sulla capacità di riparare i danni che
l’ambiente continuamente ci procura. Per esempio siamo capaci di riparare il
DNA danneggiato, direttamente o indirettamente, tramite i noti radicali liberi,
dalle radiazioni. Abbiamo affidato questo compito al microbiota intestinale,
esercito 10 volte più numeroso di noi. Esso genera molecole “sartine” capaci di
individuare i danni del DNA e ripararlo.(6) Se questa azione non
avviene, viene allora indotta la degenerazione cellulare per permettere una
rapida individuazione del problema e consentire agli anticorpi di eliminare,
per apoptosi, le cellule degenerate.(7)
Oggi le terapie anti-tumorali si basano sul controllo della degenerazione, ma,
forse, sarebbe più utile ripristinare il fucile dell’apoptosi.
La produzione linfocitaria
avviene in modo causale, produciamo anticorpi contro il nulla, contro noi stessi
e contro reali nemici. Poi, nel processo di maturazione, li testiamo e
scartiamo quelli sbagliati, che sono il 97% della produzione. Li eliminiamo
inducendo la loro morte per apoptosi. Soprattutto in soggetti con elevata
permeabilità intestinale, ovvero con una elevata produzione di anticorpi, una
diminuita capacità ad eliminare quelli sbagliati porta ad un maggior numero di
auto-anticorpi. Quindi la maggiore incidenza di patologie autoimmuni nelle
donne non è dovuta ad una maggiore propensione del loro sistema immunitario a
“impazzire”, ma ad una ridotta capacità di ripulire la produzione anticorpale
da quelli, normalmente, prodotti contro noi stessi.
Nonostante le elevate
conoscenze, oggi l’intestino viene considerato come un sistema postale,
svizzero, capace di far arrivare ciò che vogliamo dove vogliamo. Esempio, la
melatonina nel cervello, gli ammino acidi ramificati nei muscoli, il collagene
nelle articolazioni. Gli stessi nuovi farmaci, che saranno assunti oralmente,
vengono studiati iniettandoli in vena o peritoneo di animali, i loro meccanismi
d’azione valutati su cellule isolate, dove mettiamo per una singola cellula,
una quantità di farmaco notevolmente superiore a quella che sappiamo arrivare
in tutto quel tessuto, quando somministrata oralmente.
Eppure sappiamo come
l’intestino sia complesso, capace di reagire agli stimoli/nutrienti e attivare
complesse risposte endogene. Recenti lavori mostrano come l’infiammazione
tissutale sia la causa di diverse patologie, dai tumori e quelle neurologiche e
comportamentali. L’infiammazione cerebrale è riportata essere la causa
patogenetica, non un fattore predisponente, di epilessia,(8)
depressione, sclerosi multipla, Parkinson, Alzheimer,(9) autismo,(10)
… L’infiammazione degli organi sessuali è riportata essere la causa di
disfunzioni. Riazi dimostra come una infiammazione intestinale possa migrare su
altri organi. (11, 12) Quindi
ridurre una infiammazione intestinale, anche con una “semplice” dieta, può
ridurre sintomi di patologie apparentemente distanti tra loro.(13, 14, 15,
16, 17)
Il prendere in considerazione
gli assi comunicativi del sistema complesso del corpo umano, mette in evidenza
come le malattie non siano tanto dovute alla esposizione a nuovi agenti
patogeni, quanto alla diminuita capacità di riparare i danni che questi,
continuamente, ci arrecano.
I processi endogeni di
auto-riparazione partono principalmente dall’intestino, mantenerlo efficiente
rappresenta la maggiore forma di prevenzione.
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